Azienda Speciale dei Teatri Di Civitanova

Teatri di Civitanova nasce il 1 gennaio 2005 mediante la trasformazione giuridica dell’Azienda Municipalizzata che fu istituita nel 1973.
L’Azienda Speciale Servizi Cultura, Turismo e Spettacolo è un’Azienda sociale finalizzata alla
promozione del benessere dei cittadini e delle loro famiglie, nel rispetto, consolidamento, sviluppo dei diritti di cittadinanza.
La mission dell’Azienda consiste nella organizzazione e gestione di attività di produzione e
rappresentazione di spettacoli teatrali, cinematografici, musicali, di danza, di arte varia,
l’organizzazione e gestione di servizi ricreativi nel settore dello spettacolo e della cultura in genere
secondo criteri di efficienza, efficacia e di qualità degli stessi. L’Azienda assolve, senza fini di lucro, funzione di servizio culturale e sociale. Le strutture gestite sono il Cineteatro Rossini, il Teatro Annibal Caro, il Cineteatro Cecchetti, la Pinacoteca Civica Marco Moretti, l’Auditorium S. Agostino e rappresentano sede e strumento aperto e permanente di iniziative, incontri e rapporti capaci di promuovere nel pubblico interessi culturali, sociali e civili oltre che ludici e di divertimento.

La Storia dell’Azienda Speciale Teatri di Civitanova

Nel 1945 il Comune di Civitanova Marche prende in gestione diretta il Cineteatro Rossini e dal 1958 anche il Cineteatro Annibal Caro. Nel 1973 il Consiglio Comunale delibera il nuovo regolamento di gestione dell’Azienda che diventa Municipalizzata.
Nel 1990 il regolamento viene nuovamente rivisto e l’articolo 3 dello stesso prevede “L’Azienda
ha per oggetto la gestione e l’esercizio di iniziative ed attività nel settore dello spettacolo e della
cultura. L’Azienda assolve, senza fine di lucro, funzioni di servizio culturale e sociale”.
Nel 2004 l’Azienda si trasforma in Speciale, forma giuridica attuale.
Nel 1997 il Cineteatro Annibal Caro, completamente ristrutturato, riprende l’attività dopo 14 anni
di chiusura. Nello stesso anno l’Arena Barcaccia, aperta nel 1996 come sala cinematografica, viene
riqualificata anche come arena teatrale.
Nel 1999 il Cineteatro Cecchetti, rinnovato, viene dato in gestione all’Azienda. Nello stesso
anno, il Cineteatro Rossini riapre ristrutturato dopo un anno di chiusura.
Ogni anno circa 150.000 persone, tra spettatori e partecipanti alle varie iniziative, vengono
coinvolte dagli eventi gestiti dai Teatri di Civitanova.
Oltre alla quotidiana attività cinematografica nelle due sale di diretta gestione, l’Azienda da anni
cura in prima persona iniziative di eccellenza: le grandi mostre di Civitanova Arte, il Festival estivo
Internazionale Civitanova Danza, il cartellone dei Teatri di Civitanova e la Rassegna invernale di
Civitanova Danza tutto l’anno, la Rassegna d’arte vivente Vita Vita, Rive Festival, Civitanova Classica Piano Festival, Civitanovall’Opera, A Teatro con Mamma e Papà, eventi, questi, che portano annualmente a Civitanova compagnie e personaggi di livello nazionale ed internazionale, con la realizzazione di laboratori, favorendo l’interdisciplinarietà delle diverse attività, le occasioni e le possibilità di ritrovo e scambio di diverse esperienze culturali.
Ospita inoltre, nelle sue strutture, eventi di intrattenimento vario che sono patrocinati dal
Comune di Civitanova Marche e organizzati da privati, associazioni culturali e scuole, collaborando alla loro realizzazione anche in altre strutture culturali della città.

Il Cineteatro Rossini

Durante il ventennio fascista, il Comune fece redigere due progetti per utilizzare l’ampio cortile esistente tra la scuola di via Trieste e Palazzo Sforza.
Uno di essi prevedeva la costruzione di una “Casa del Fascio” e l’altro quella di un Cineteatro comunale. Si decise per la seconda soluzione, anche se a Porto Civitanova già esisteva il Cinema
Adriatico ed a Civitanova Alta, in piazza Umberto I, il piccolo cinema Iris.
Per realizzare la nuova opera vennero abbattuti gli edifici comunali esistenti sul fronte dell’allora
via Nicola Bonservizi (ora via Bruno Buozzi).
Il Cineteatro venne chiamato “Beniamino Gigli” e dato in gestione alla società Cellini-Paolini
ma, dopo la guerra, nel 1945, il suo nome fu modificato in Gioacchino Rossini e fu riscattato grazie ad una raccolta che riuscì a raggiungere la somma di 4 milioni di lire, dati in prestito soprattutto da privati. Anche gli operai dell’Industria Cecchetti si autotassarono, fino a raccogliere la somma di 400.000 lire, offerte a fondo perduto e corrispondente, per ognuno, ad un’ora lavorativa, per sostenere la
costruzione della struttura. Nel periodo post bellico il più grosso bacino d’utenza era rappresentato
proprio dai “cecchettari”, che riempivano la sala ogni giorno al termine della loro giornata di lavoro, non essendoci, nel dopoguerra, altri luoghi di aggregazione. Anche il circolo cittadino partecipò alla raccolta-fondi, mettendo a disposizione la cosiddetta “cagnotta”, il fondo cassa rimanente a fine giornata dalle vincite.
Il primo film che vi si proiettò è “Scipione l’Africano”, pellicola di Carmine Gallone del 1937 in
cui fece la sua prima apparizione, come comparsa, l’allora diciassettenne Alberto Sordi.
Negli anni ’50 il Cineteatro diventò un importante centro polivalente e ospitò anche la prima
Mostra della Calzatura, importante risorsa dell’economia civitanovese. Vi si tennero anche
manifestazioni sportive come incontri di boxe, essendo questo l’unico grande contenitore a
disposizione della cittadinanza, pur rimanendo la sua attività principale il cinema.
Dal 1945 fino agli anni ’70, le proiezioni cinematografiche del Rossini rappresentarono una
voce di entrata importante nel bilancio dell’Amministrazione.
Dal 1995, con il commissario prefettizio De Rosa, venne stanziata la somma di 700 milioni di
lire per un’importante opera di ristrutturazione. Il Sindaco Marinelli affidò poi l’incarico di seguire i lavori all’architetto civitanovese Tolozzi.
Negli anni 2000 il Cineteatro Rossini ha vissuto il suo periodo più fiorente, con spettacoli teatrali
che hanno spesso fatto registrare il tutto esaurito e con l’organizzazione di grandi concerti, tra gli altri, di Franco Battiato, Lucio Dalla, Francesco De Gregori.
Il riscontro positivo di critica e pubblico, sia in termini di apprezzamento dei contenuti che in
termini di partecipazione, degli eventi organizzati, fu talmente inaspettato che obbligò l’Azienda a
identificare location alternative che potessero accogliere più pubblico. Fu così che diversi concerti e
spettacoli furono allestiti nella Zona Porto, nell’Antistadio, nel Parco di Villa Conti.

Il Teatro Annibal Caro


Le prime notizie certe e documentate relative all’edificio risalgono al 1769 e sono riferite ad una struttura teatrale di legno inserita nel Palazzo dei Priori. Nel 1859 la Municipalità decise di demolire il vecchio teatro e il Consiglio Comunale decretò che “Un nuovo ed elegante teatro si costruirà nell’area comunale, di grandezza proporzionata alla popolazione di Civitanova e si intitolerà ad Annibal Caro, traduttore dell’Eneide”. Nel 1868 i lavori del nuovo edificio vennero affidati alla ditta Basili di Porto S.Giorgio e terminarono il 30 giugno 1872. Nell’edificare il nuovo teatro, si pose all’ingresso il portale del 1480 appartenuto al Palazzo Santucci. Il teatro, con tre ordini di palchi, ha un soffitto affrescato in stile pompeiano e il sipario dipinto ad opera di Giovanni Nunzi di Fermo, raffigurante Annibal Caro, considerato nume tutelare di Civitanova Alta dove nacque nel 1507, mentre guarda ammirato Virgilio e Dante immersi in un paesaggio rupestre. Il teatro fu inaugurato ufficialmente il 20 luglio del 1872 con la rappresentazione dell’opera “Un ballo in Maschera” di Giuseppe Verdi e la “Norma” di Vincenzo Bellini.
Debuttarono, in questa occasione, i giovani ballerini Enrico e Pia Cecchetti, interpreti di due opere, “Lo spirito folletto” e “Giralda”, coreografate dal loro padre Cesare, nativo di Civitanova Marche: Enrico è colui che sarebbe diventato il maestro di danza più famoso del XX secolo ed inventore dell’omonimo metodo e che oggi Civitanova celebra con un festival di danza a lui dedicato.
La tipologia strutturale del teatro si riallaccia alle caratteristiche dei teatri definiti “all’italiana”,
caratterizzati da un modello architettonico evidenziato dalla combinazione di due spazi distinti: la sala ed il palcoscenico in comunicazione tra loro tramite il boccascena. La sala è a ferro di cavallo, la più idonea per consentire a tutti la migliore visuale.
Lo spazio dell’Annibal Caro è stato utilizzato nel corso degli anni non solo come contenitore
teatrale, ma anche come sala cinematografica, che veniva aperta tre volte alla settimana (il loggione
non era utilizzato perché sede della cabina di proiezione), e come sala da ballo in occasione di
ricorrenze come il veglione di fine anno o quello di Carnevale. Questo fino al 1983, anno in cui, in
seguito alla tragedia del cinema Statuto di Torino che andò in fiamme per una fatalità, si istituirono le prime commissioni provinciali di vigilanza che monitorarono tutti i locali di pubblico spettacolo, e fu proprio in seguito ad un sopralluogo che il nostro teatro venne dichiarato inagibile. Dalla chiusura nel 1983, i lavori furono portati avanti dalle varie amministrazioni in maniera discontinua, finchè, con l’Amministrazione del Sindaco Marinelli, ci si attivò per portare a termine i lavori di messa a norma dando l’incarico all’architetto Ridolfi. Al momento dell’inaugurazione come teatro storico, nel 1997, erano passati 14 anni. Da allora, è tornato ad essere in maniera continuativa sede suggestiva di iniziative culturali e di spettacoli di teatro e danza.

Il Cineteatro Cecchetti


Il Cineteatro Cecchetti è ospitato dal 1998 nella ex Casa del Balilla, edificio di notevole interesse storico progettato dal noto architetto Adalberto Libera nel 1931, luogo dove i giovanitrascorrevano i pomeriggi in diverse attività intellettuali e ginniche. Nel dopoguerra l’edificio, non danneggiato durante il periodo bellico, ha subito continui mutamenti di destinazione d’uso fino agli anni novanta, quando fu restaurato e trasformato, soprattutto al suo interno, per ospitare nell’ala nord la Biblioteca Comunale “Silvio Zavatti” e in quella sud il Cineteatro.
Nel 1999 la gestione della sala, inizialmente deputata ad essere esclusivamente un teatro,
venne affidata dal Comune all’Azienda Teatri, che la trasformò anche in sala cinematografica,
rafforzando in questo modo, con la gestione di due cinema, la sua forza contrattuale nei confronti delle case distributrici. Fu inaugurato ufficialmente nel dicembre 2000 con il film “Le verità nascoste”, diretto da Robert Zemeckis e interpretato da Michelle Pfeiffer e Harrison Ford.

L’Auditorium Sant’Agostino


La ex chiesa Sant’Agostino, così come appare oggi, è il risultato di opere di modifica di un
edificio risalente al XIV secolo, intitolato prima a Sant’Antonio Abate e poi allo stesso Sant’Agostino, effettuate tra il XVII e il XVIII secolo. A quel periodo risalgono anche i lavori di sistemazione del convento, oggi destinato all’attività scolastica, mentre il chiostro è utilizzato anche per manifestazioni culturali.
L’interno della chiesa è stato completamente ridefinito a partire dal 1743, assumendo il suo
attuale assetto tardo barocco, pur molto semplice e sobrio. A quell’epoca risale anche l’organo (un
“Callido” del 1771), perfettamente funzionante dopo il restauro, che caratterizza, con la sua forte
presenza, la cantoria posta sopra l’ingresso principale, realizzata in legno decorato.
La gestione dell’ex chiesa viene affidata, con una delibera del 2003, all’Azienda e, unitamente,
alla Pinacoteca. L’Auditorium Sant’Agostino, con le sue attrezzature realizzate nel corso degli anni,
diventa di primaria importanza in occasione delle grandi mostre organizzate dal Comune e dai Teatri di Civitanova. Dotato di proprie attrezzature (bacheche, corpi illuminanti, controllo video ed impianto audio) svolge anche la funzione di sala per convegni ed incontri culturali.

La Pinacoteca Civica “Marco Moretti”


La Pinacoteca Civica “Marco Moretti”, nata nel 1972 per volere del maestro elementare Luciano Moretti e intitolata al figlio prematuramente scomparso, nel 1998 viene trasferita nella casa natale del letterato rinascimentale Annibal Caro, che vi nacque nel 1507. All’interno della Pinacoteca, al primo piano, è organizzata la “Quadreria”, una raccolta di tele tra cui la cinquecentesca Madonna del Soccorso di Baldo De Serofini ed altre opere a soggetto religioso di Filippo Ricci. Nelle stanze al piano terra è presente un insieme di incisioni uscite dai torchi urbinati di artisti come Bartolini, Castellani, Paulucci, Manfredi, Gulino, Bruscaglia, Diamantini. E ancora acqueforti e disegni di Fattori, Morandi, Severini, De Chirico, Biagetti, Carrà e Dottori fino a Warhol e gli oli di Quaglia, Tamburi, Sdruscia, Cantatore, Deverini, Tulli, Brindisi e Ciarrocchi, artista civitanovese, poeta del paesaggio marchigiano, al quale, nell’ex chiesa del Santissimo Crocifisso, oggi fusa con la Pinacoteca, è dedicata una permanente.
La Pinacoteca è stata, negli anni, sede di prestigiose mostre organizzate nell’ambito dei grandi
festival dell’estate civitanovese, come Tuttingioco, Popsophia, Futura Festival.
La casa natale di Annibal Caro, contenitore di storia e arte, vede oggi attuato il motto che si
coglie nell’iscrizione latina incastonata dal conte Graziani nel piccolo cortile nel ‘700, successivamente tradotta nel 1943 da Salvatore Quasimodo: «Questa è la casa di Annibale Caro, dove felicemente abitarono Pallade e le Muse e le Grazie».